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Gruppo di Libroterapia condotto dalla Dott.ssa Sabrina Ciuffreda
La proposta di un workshop sull’identità femminile nasce da riflessioni maturate nella pratica clinica: molte donne ancora oggi svalutano le proprie capacità, trascurano le risorse che possiedono, sentono di valere poco, provano un vissuto di impotenza oppure ritengono di dover accudire chiunque, tranne se stesse.
Questi modi di essere, a volte carichi di sentimenti dolorosi, si manifestano attraverso problemi nelle relazioni, comportamenti di ricerca spasmodica di un partner, ritiro sociale o al contrario affermazione aggressiva di sé, sintomi vari, il più diffuso sembra essere l’ansia, oppure con disturbi fisici.
Da queste donne e dalle loro storie ho imparato che la forza e quindi la capacità di affermarsi nasce dal conoscere il proprio mondo interiore, i punti forti, quelli deboli, i propri desideri, bisogni, aspirazioni e quindi dal sapersene prendere cura. Un lavoro di consapevolezza a volte molto doloroso, che però può far emergere e far vivere la parte vitale e a volte nascosta o assopita che alberga in ognuna di noi.
Obiettivo: esplorare il nostro essere donna.
Quante donne esistono in ciascuna di noi? Che posto ha nel nostro mondo interiore il vissuto delle nostre madri, delle nonne, delle passate generazioni ? E come convivono i vari aspetti della femminilità? Sappiamo integrare i vari aspetti? Come viviamo il rapporto con il maschile? E il mondo del lavoro? Siamo a nostro agio nei vari contesti e culture in cui viviamo il nostro essere donna? Conosciamo le nostre potenzialità e risorse? Le sappiamo esprimere?
Aspetti Metodologici: Cosa si fà
Aspetti Terapeutici: A che Scopo
Direzione: il tema proposto è “la femminilità” rispetto al quale ciascun membro e il gruppo nel suo complesso si confronta utilizzando il libro proposto
Aspetti Protettivi:
le regole del gruppo, il supporto del gruppo, lo scambio all’interno del gruppo.
Formazione del gruppo, e obiettivi personali.
Il rapporto affettivo con il femminile più rilevante, quello tra madre e figlia, può essere contrassegnato da conflitti e da competizione, la madre può ostacolare l’indipendenza della figlia e già in questo primo rapporto possono maturare i semi della difficoltà della donna verso la differenziazione per costruire una sana individualità.
Cosa so, io, del rapporto tra me e mia madre?
La libertà della donna è stata ed è tutt’ora spesso percepita come una minaccia per la società, il semplice diritto della donna di essere persona, con una propria identità in grado di vivere in modo autonomo è purtroppo ancora faticoso punto di arrivo, frutto di percorsi personali e sociali a volte impervi e, in alcune società, ancora tabù.
Come hanno inciso o incidono su di me i pregiudizi e i tabù sociali?
In alcune culture diverse da quella occidentale è ancora problematico riconoscere il diritto della donna ad essere persona che può autodeterminarsi. Credo sia importante per una donna il contatto empatico con altre donne che vivono in situazioni che ostacolano un percorso di autonomia: il confronto, il legame, la sintonia e la solidarietà tra donne è una ricchezza da espandere e coltivare in quanto permette di riflettere su temi importanti e di rendere disponibili risorse inaspettate.
Come mi confronto con donne di culture diverse dalla mia? Essere solidale e empatica è un valore per me? Quando lo sono? Lo sono con me stessa o solo con gli altri?
” Talvolta con il Cuore
Raramente con l’anima
Ancora meno con la forza
Pochi – amano davvero. ” (Emily Dickinson)
…e altri segreti :
E io “amo davvero”? Cos’è “amore” per me?
Quando il vincolo di coppia offusca i propri bisogni e desideri e incatena all’altro soffocando la nostra individualità possiamo parlare di love addiction o dipendenza affettiva. Chi soffre di Dipendenza Affettiva si sente inadeguato e non degno di amore e vive costantemente con il terrore di essere abbandonato dal partner. La paura dell’abbandono induce al tentativo di controllare l’altro con comportamenti compiacenti di estrema sacrificalità, disponibilità e accudimento, con la speranza di rendere la relazione stabile e duratura.
Come vivo io le relazioni di coppia?
Ho digitato “maternità” su Google e la prima didascalia apparsa non è il suo significato, ma qualcosa che ha a che fare con l’INPS. Ho sorriso, sembra che sia scontato sapere cosa sia e di cosa si stia parlando quando si pronuncia la parola “maternità”, solo scrivendo “maternità significato” ne appaiono i suoi significati! Allora chiediamolo a noi stesse:
Cosa significa “maternità” per me?
Basta a definire “famiglia” un insieme di individui che vivono insieme legati da vincoli di sangue? O sono piuttosto le emozioni, gli invisibili legami, l’attaccamento che rendono “famiglia” le persone che siano consanguinee o no?
Cosa è “famiglia” per me?
Uno schema è un modello, un insieme di regole che semplificano la realtà e la rendono intellegibile in modo immediato, permettendo di agire in modo sicuro. Gli schemi, siano essi mentali o riferiti ad un comportamento o a regole sociali, se pure utili, possono diventare soffocanti quando utilizzati in modo rigido, e soprattutto possono mortificare i particolari talenti individuali. Infatti solo immettere in uno schema quel quid di unico e di personale può permettere di trasformarlo e di dar vita a qualcosa di innovativo.
La donna porta in sé la possibilità di creare, di dare vita.
Ciascuna donna può farlo in modo peculiare, personale, unico. Qual è il mio?
La definizione di “lavoro” è davvero interessante, lavoro è “impiego di un’energia per raggiungere uno scopo determinato”, “occupazione specifica che prevede una retribuzione ed è fonte di sostentamento”. La donna solo da un passato recente, non in tutte le culture e spesso con grandi ostacoli, ha la possibilità di dare forma alla propria energia, di renderla visibile e fonte di sostentamento, per contribuire in modo creativo al benessere comune e a quello personale.
Cos’è il lavoro per me? L’ho potuto scegliere? Che posto ha nella mia vita?
Verifica del percorso di gruppo e degli obiettivi personali.
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