Il piccolo libraio di Archangelsk, di George Simenon

Il piccolo libraio di Archangelsk, di George Simenon

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Figlio di esuli russi emigrati in Francia dopo la rivoluzione d’ottobre, quando prima il padre e poi la madre decidono di far ritorno in patria per conoscere il destino dell’intera famiglia, altre cinque figlie e un figlio affidate ad una zia, Jonas torna nel piccolo paese della sua infanzia, una cittadina nel centro della Francia, Berry. 

Dal momento in cui i suoi genitori lasciano la Francia, Jonas non ha più loro notizie e nulla sa della loro sorte, né di quella delle sorelle e del fratello. Jonas è molto legato nel ricordo ad una di loro, la sorella più piccola, che rappresenta, insieme ad una raccolta di francobolli russi, il suo legame con la patria, patria di cui ora non sa più parlare neppure la lingua.

Nel piccolo paese Jonas fa il libraio e coltiva la passione per la filatelia, di cui è grande esperto, tanto da possedere una collezione di grandissimo valore.

A Jonas non importa il denaro, la notorietà, una vita agiata, importa integrarsi in quella piccola comunità per la quale rimane sempre “il signor Jonas”, ma rappresenta tutto quello che può dirsi “famiglia”, a Jonas importano i legami

Sposa una ragazza, Gina, molto nota nella cerchia degli abitanti della place du Vieux-Marché che gravita intorno al mercato dove anche Isaac ha la sua bottega di libri usati, una ragazza nota per le sue frequenti avventure, che nessuno dei concittadini prenderebbe come moglie.

Jonas invece l’accetta così com’è e le è grato per quel po’ di clima domestico, familiare che pur nel suo disordine, pur con i suoi tradimenti Gina riesce a dargli.

Jonas la rispetta, è molto più grande di lei e sa che Gina non potrebbe fare a meno delle sue scappatelle, Jonas soffre in silenzio, ma la riaccoglie sempre.

Una sera Gina scompare con il suo vestito rosso, senza soprabito, con pochi soldi e la collezione dei più preziosi francobolli del marito.

Jonas sospetta subito un’avventura e, per proteggere la moglie, dice una bugia ai vicini che ne chiedono notizie: “E’ a Bruges”.

I giorni passano, Gina non torna e in modo subdolo e nascosto piano piano i vicini iniziano a sospettare di Jonas, si ricordano che è un ebreo convertito al cattolicesimo solo per sposare Gina, che è uno straniero e tutta la sua vita viene rivisitata e letta in modo da fare di lui uno “strano”, un “diverso”, addirittura un “pervertito”.

La verità verrà a galla, Gina è scappata con un uomo con cui aveva una relazione da ben sei mesi, ma ormai il danno è fatto, tradito e umiliato Jonas dovrebbe a sua volta accusare Gina per salvarsi, ma capisce che il voltafaccia dei vicini e della stessa Gina è una ferita che non può rimarginarsi, inoltre lo opprime un angosciante senso di colpa.

Lascio il finale al lettore.

L’amore tesse legami sottili spesso difficili da cogliere dall’esterno, facili da giudicare e da sanzionare, i vicini non comprendono come Jonas possa tollerare le scappatelle di Gina e il suo diventa un comportamento “pericoloso” addirittura “pervertito” agli occhi della stessa ragazza che non capisce la delicatezza del marito così poco consueta e non ricevendo il trattamento che si aspetta dichiarerà in diverse occasioni di “averne paura”.

Nel momento più difficile per il piccolo libraio i suoi vicini lo isolano, gli ricordano che è ebreo, straniero, diverso e il filo delle relazioni tessute con cura e umiltà si spezza e con loro il cuore del piccolo libraio.

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Psicologa Psicoterapeuta