La sposa bianca di Ousmane, di Mariama Ba’

Diversità e dipendenza affettiva  

Un romanzo di attualità sconcertante, che attraverso la storia d’amore di Ousmane e Mireille affronta temi che toccano il nostro quotidiano, il nostro modo di pensare l’Altro, nonché il grande tema del “troppo amore”, dell’amore che fa male, temi che ci interrogano sia a livello personale che sociale.

Ousmane, senegalese, nero, ambizioso e intelligente si innamora di Mireille, francese, bianca, tenace, figlia di un diplomatico. I due giovani vivono una storia d’amore molto contrastata, entrambi riusciranno a laurearsi in filosofia e a diventare insegnanti e, affrontando grandi difficoltà, riusciranno a sposarsi.

E’ a questo punto del romanzo che, secondo me, Mariama Ba’ rivela la sua grandezza. L’analisi psicologica dei personaggi si dipana nel proseguo della storia e svela i risvolti amari del pregiudizio razziale e della condizione della donna, lo sguardo attento e critico con cui guarda il suo stesso mondo, fanno di lei una scrittrice degna di ben altra fama e altre edizioni.

Ma ancora la storia ci mostra quel fatidico progredire verso il Male di una relazione in cui Mireille dimentica se stessa per abbracciare Ousmane e il suo mondo trascurando del tutto i sui desideri, bisogni, emozioni, sentimenti, per lanciarsi al continuo inseguimento di un uomo che la rassicuri sia sul suo amore per lei che sulla bontà di una scelta giovanile pagata con l’esclusione dal suo ambiente e dalla sua famiglia.

Mireille non sa, forse non può elaborare il dolore per il suo sogno perduto, accetta umiliazioni e sconfitte pur di non prendere atto della realtà, il legame con l’uomo su cui ha costruito la sua vita diventa il motivo della sua vita, fino al tragico epilogo finale. La realtà è troppo dura, Mireille non vuole vederla e l’esito sarà drammatico.

Certo, a volte lo stile vacilla, la prima e la seconda parte sono un po’ slegate, il romanzo sembra mancare di una revisione, infatti è stato pubblicato postumo, dopo la morte della scrittrice avvenuta a soli 55 anni.

Tuttavia, se ci si vuole interrogare su cosa significhi contattare dentro di sé tutto ciò che è “diverso”, “altro-da-me”, e se si vuole esplorare quella “paura” che avvinghia ad un Altro o Altra per trovare un po’ di amore per sé, allora questo è il romanzo giusto.

Leggerlo è un’avventura che può rivelarsi sorprendente e aprire squarci insospettati e insospettabili, come solo i grandi Autori sanno fare.

“E’ per debolezza, per paura di assumersi delle responsabilità che le madri deluse restano attaccate ai mariti. L’abitudine di non pensare, di non decidere, di non vedere e di lasciarsi vivere le rende prigioniere. Il degrado incombe su di loro e la sofferenza le consuma, arrivando a fare ignorare loro persino il sapore della libertà”.

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Psicologa Psicoterapeuta