i workshops di Libroterapia
Ero piccolissima. Sprofondata nell’abbraccio di mia nonna mi cullavano le sue parole: ascoltavo storie, immaginavo avventure, ero felice.
Le storie hanno continuato ad essere parte della mia vita, ho sempre letto tanto e attraverso sentieri a volte impervi ne ho fatto una professione. Oggi ascolto storie, sono psicologa, aiuto le persone a riannodare i fili delle loro narrazioni, a coglierne il senso, a riscrivere incipit per tracciare la possibilità di nuovi percorsi. Proprio come il viaggiatore di Calvino che legge racconti sempre differenti il cui finale è tutto da scrivere (“Se una notte d’inverno un viaggiatore”), le persone scoprono di avere nuove possibilità nella loro vita quando liberano la loro storia e la traducono in parole, pensieri, emozioni, risvolti inaspettati.
E dove se non nei libri troviamo storie?
Un romanzo offre una Storia, un intreccio o più intrecci, personaggi con cui identificarsi che permettono di vivere emozioni, sentimenti, scelte che possono essere straordinariamente affini al nostro mondo interiore, oppure molto differenti e può quindi indicare alternative che sembrano impensabili sia dal punto di vista cognitivo, ma direi soprattutto dal punto di vista emotivo. Come se un messaggio mai decifrato cercasse un’occasione per farsi sentire.
Il cosa è successo, a chi e come mai del romanzo può diventare il cosa è successo, a chi e come mai per ciascuno di noi.
La lettura di opere di narrativa offre al lettore la possibilità di conoscersi meglio, di esplorare parti di sé forse inespresse, di trovare nessi alla propria storia, di considerare scelte che aggirano le difese in modo gentile. Pensare a sé “come se” si fosse il personaggio di un romanzo consente un’identificazione che permette di vedere “come va a finire” se si continua in quel certo modo di essere, si vive insieme al personaggio l’epilogo finale, il romanzo diviene una guida da seguire o, al contrario, da evitare, permettendo nuove decisioni per la propria vita.
Il potere dirompente delle storie può esprimersi ancora meglio se accostiamo la lettura ad un altro processo fondamentale per l’essere umano: il narrare.
C’è un momento che dispiega il potere del narrare nell’opera che fonda il nostro essere occidentali: l’Odissea. Siamo nell’VIII canto, Ulisse è alla corte di Alcinoo e tiene nascosta la sua identità. Solo nel momento in cui l’aedo Demodoco inizia a rievocare gli ultimi eventi della guerra di Troia, Ulisse si commuove e inizia a dire chi è. Un Io che si connette con le emozioni e con il pensiero di un Tu può riconoscersi, aprirsi al racconto di sé, può dire chi è, svelare la sua personalità.
L’Altro che ascolta e funge da specchio permette di dare senso alla storia narrata, consente al narratore di coglierne i nessi, i vissuti emotivi, le scelte, di costruire e ricostruire identità.
E’ questo il senso della Libroterapia: mettere insieme il processo della lettura con quello del narrare e dell’ascoltare.
Il gruppo funge da sostegno, permette di sperimentarsi in un ambiente sicuro, offre un feedback che ha l’unico intento di permettere alle fragilità di emergere, di essere comprese, accolte, sostenute, e non giudicate e relegate in spazi inaccessibili del Sé per vergogna, repulsione, giudizio inappellabile.
Il processo che connette l’IO con un TU, il narratore o la narratrice e il gruppo è l’ascolto. Voglio parlarvi di un romanzo che amo tantissimo: Cime tempestose, di Emily Bronte. Qui la svolta tragica deriva proprio dalla mancanza di ascolto.
Heathcliff ama Catherine e ne è ricambiato, ma i due appartengono a categorie sociali molto distanti, la loro unione è oltremodo osteggiata. Nella scena-clou Catherine si confida con Nelly, la sua governante, Heathcliff è nascosto, ma può ascoltare. E cosa ascolta?
“Oggi sposare Heatchcliff sarebbe degradante per me”. A queste parole Heathcliff scappa via, scompare, si allontanerà per ben trenta anni. Ma il seguito del discorso di Catherine è questo: “e dunque lui non saprà mai quanto lo amo: e non perché sia bello, Nelly, ma perché lui è me più di quanto lo sia io. Di qualunque cosa sono fatte le nostre anime, la sua e la mia sono uguali”.
Heathcliff non ascolta e sparisce e Catherine cadrà in una crisi nervosa, per essere stata abbandonata, che la condurrà quasi alla morte. Come afferma Calvino, anche in questo caso non è stata “la voce a comandare la storia, ma le orecchie”. L’ascolto è più che “sentire”, è vedere l’Altro, percepirne lo stato d’animo, connettersi e sintonizzarsi. L’ascolto da parte del gruppo amplifica l’effetto del narrare e l’impatto del libro, che rimbalza di storia in storia creando nuove narrazioni e nuovi significati.
Nasce da queste considerazioni la proposta dei workshops di Libroterapia.
Quello pensato per le Donne: “Sfumature della femminilità” nasce dalle molte storie che ho ascoltate e dal desiderio di rendere esplicita la ricchezza di cui sono portatrici le donne, l’intelligenza emotiva e cognitiva che le caratterizza.
Il workshop sul “Cambiamento” intende esplorare cosa significhi “cambiare”, in che modo possa essere favorito un cambiamento desiderato e le resistenze che possono ostacolare il processo di cambiamento.
Il workshop sulle “Emozioni” vuole favorire la conoscenza e il contatto con emozioni spesso considerate “difficili”, rabbia, invidia, paura, gelosia…in quanto ogni emozione può darci indicazioni sui nostri vissuti.
I workshops si svolgono in gruppo, con frequenza mensile e richiedono ad ogni incontro la lettura personale di un libro di narrativa che la conduttrice indicherà di volta in volta. Il primo incontro è introduttivo e dedicato alla formazione del gruppo e alla formulazione degli obiettivi personali, quelli centrali affrontano da diversi punti di vista la tematica principale, l’incontro conclusivo è di verifica sia del percorso che degli obiettivi personali.
“Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza d’essere ancora felice
Jules Renard